martedì 10 luglio 2007

classe.
La classe non è acqua, dicono.

Panzone: alla tua età...eh...quante ne ho fatte
io: ?
p: essì...tante storie...tu hai la fidanzata?
io: no...
p: ma sei così carino...anzi sei bello...come mai non hai la morosa? sei triste?
io: ?
p: si beh magari ti sembro impertinente...perdonami.
io: si beh...io continuerei il mio lavoro SCUSI...
p: he he he...magari hai il morosetto? sai a 20anni non ce nulla di male...
io: (pensando: si beh e a 50 fare avances laide c'è di male...) no nulla
p: ahh...allora hai il morosetto...e come si chiama?
io: senti viscido schifoso esemplare di ciccione laido...se non mi molli ti denuncio!
p: ma cosa hai capitoooo sto solo facendo conversazioneeee....
SUDAVA FREDDO...GIURO!
io: senti, non c'è l'ho con te...ma il culo non te lo do..mi fai schifo e sono fidanzato
p: che volgarità...io volevo solo parlare PER CHI MI HAI PRESO?
io: senti, quelli come te io li leggo come i giornali da cesso, e ci cago sopra.
p: ho capito nn volevo effenderti ma tu non offendermi..
io: non ti ho offeso...ma se ti avvicini di nuovo con quell'alito di morte io ti...
p: ho capito...lavoriamo..
io: ecco bravo tu lavora io me ne vado...
ADDIO ADDIO...
il mio odio è totale, i vermi devono essere schiacciati.

Drew

domenica 8 luglio 2007

NUOVE MODE


simpaticamente il sole. una piscina dell'entroterra veneto. molte persone.

carino davvero, oggi i boxer con l'elastico alto in vita vanno anche sotto il costume da bagno, qualunque esso sia. Ovviamente il costume va portato appena sopra l'angolo di attacco del pene, scopo: mostrare chiaramente il culo.
i boxer che nascono come underwear una volta bagnati diventano trasparenti. un sacco di culi al vento.
alcune varianti: slip grigio anonimo sotto short anonimo, boxer nero sotto pantaloncino in cotone che bagnati mi hanno concesso una attenta analisi delle dimensioni, slip "Fila" sotto slip "Arena", e una serie infinita di elastici di varie brand sotto short ormai assolutamente inutili.
e se domani, simpaticamente, un qualsiasi stilista di moda dicesse che "fa tendenza" tenere anche i calzini?

Drew.

sabato 7 luglio 2007

Capitolo uno.


“lo vuoi un gelato?” Era troppo caldo per essere agosto in adriatico ma andava bene lo stesso, la sabbia non ti ci potevi neppure sedere a rischio di ustionarti il sedere, ma andava bene anche quello, semplicemente guardarti camminare come un gatto fino al chiosco dei gelati con quel costume azzurro e quel bacino troppo largo per essere vero era bellissimo.
Io non potevo alzarmi e anche se non avevamo mai parlato di cose, tu lo sapevi benissimo.
Mi giro solo un po’ per non perdere la visuale della tua camminata da gatto e con l’asciugamano rosso porpora mi copro…credo si veda benissimo che sono eccitato e mi vergogno un po’…ma il fatto che tu ti piazzi sempre in braccio a me e che continui a muoverti finche non senti che qualcosa spinge…mi fa pensare che lo fai apposta.
Il posto è sempre il solito, i tedeschi stanno facendo il bagno anche se hanno appena consumato due casse di birra e quei loro panini che ti fanno ridere tanto perché puzzano di sardina…la signora del terzo ombrellone si è slacciata di nuovo il reggitette e ogni tanto mi sbircia…all’inizio ho creduto sospettasse qualcosa di noi… non ero pronto in quel giorno di sole così caldo di dire a tutti che ti amavo da morire, ma in realtà la vegliarda gallina da brodo voleva solo assicurarsi che io 15enne mi fossi accorto che aveva il tettume di fuori.
“ne ho preso uno solo…così lo mangiamo insieme” parli ridacchiando con gli occhi mentre la signora con i due bambini dell’ombrellone di fianco ci guarda severamente…”vedi che sei come i gatti! Mica ti ho sentito arrivare!” “i gatti sono pelosi, io no..” sorridi..zompi sulle mie ginocchia e mi prendi le mani perché devo mettertele sulla pancia, uno dei tuoi piccoli trucchi per tenermi sempre appiccicato a te…a me non dispiace certo..ma non ho mai capito se è davvero la pancia che vuoi che ti tocchi..o come faccio sempre..un po’ più giù.
Ci sono Lorenzo e suo fratello in acqua, in mezzo ad almeno altre tredicimila persone che più che bagnanti sembrano carote e cipolle galleggianti in un enorme brodino di mare, “ho le dita tutte appiccicose adesso…” io ti guardo, feroce, perché se lo fai di nuovo stavolta giuro che non potrò trattenermi dal baciarti li in mezzo alla spiaggia più frequentata dell’adriatico…tremo perfino…ma tu come al solito sei attento soltanto alle tue dita sporche di gelato e non appena ti dico “dai andiamo in mare a sciacquarci che c’è anche Lore con i suoi amici…ci facciamo un bagn…” mi infili indice e medio in bocca ridendo come un matto..”toh lecca”…mi ricordo perfettamente la sensazione che provavo…il fiato che mancava, il cuore che faceva sciopero dei battiti, il sangue che defluiva verso la pancia…e tu ridevi..sapevi perfettamente cosa stavi facendo e ridevi…in quei momenti mi torturavo per capire se davvero ti eri reso conto di quello che provavo, ma dovevo mantenere almeno superficialmente un tono distaccato (e non ci riuscivo mai..) così con un colpo infastidito ti sposto e sorridendo ti tiro di peso per la sabbia per andare fino al mare, tu miagoli fintamente e ti lasci tirare di peso ma io mi accorgo…che non ero l’unico dei due…a non essere completamente rilassato. “si vede tutto…” sto bisbigliando, ma so che hai sentito…”anche a te andiamo in acqua”..
Ti eri accorto di me? Mi ronzava la testa come se il cervello facesse rumore mentre pensa…e il mio pensava, sperava, urlava….era una risposta quella? Era LA risposta alle domande che non ti avevo ancora fatto? A quelle cose che volevo chiederti ma che avevo paura di chiedere? E tu sorridevi.










Capitolo 2

“che palle fa troppo caldo oggi” chissà perché non mi meravigliava affatto sentire la tua voce direttamente sul collo, forse era perché ero abituato a portarti sulle spalle quando eravamo in acqua?
“tuffati allora! Sei pesante da trasportare eh!” non eri davvero pesante, mi piaceva romperti le palle, mi piaceva vedere come ci tenevi a te e come ti imbronciavi quando alludevo al tuo fisico, come ti guardavi la pancia e le gambe e come respiravi a fondo e chiudevi gli occhi per rispondere, “non sono brutto!” “ma io mica ho detto che sei brutto! Ho detto che pesi!” e brutto non eri davvero, anzi a dire il vero, in una scala di valutazione mondiale eri lo stereotipo della bellezza, biondo con gli occhi azzurri e comunque per me eri la cosa più bella del mondo, non contava il fatto che fossi biondo e che i tuoi capelli lunghi riflettevano il sole, non erano i tuoi occhi azzurri che sorridevano sempre forse non erano nemmeno le tue gambe lunghe e la pancia piatta o il sorriso perennemente piazzato in muso o il culetto che tiravi fuori quando nuotavi, no, non era solo quello, io ero davvero perdutamente innamorato di te.
“Diego finiscila di fare il muso…” “NO hai detto che peso allora vado da solo…” “seee…hai paura anche delle formiche…e se ti pizzica un granchio?” “ma ci sono i granchi?” “beh…siamo in acqua, e questo è il mare adriatico” spalanco le braccia come per indicare tutto intorno a noi “e qui ci vivono un sacco di bestie..” mi guardi con la faccia preoccupata “ lo sai che ho pauraaaaaaaaa” “si che lo so, dai risali in groppa che ti porto al largo..li non ci sono granchi”.
“ sei stanco cucciolo?” “perché mi chiami sempre cucciolo?” “boh è un modo affettuoso..ma se ti disturba ti posso sempre chiamare foca eh!” “ no…mi piace tanto, io sono il tuo cucciolo” altro ronzio, altra fibrillazione ventricolare, altra erezione devastante, altra confusione.
“guarda mi sono tolto il costume….ahh si sta meglio con le palle al fresco” cervello in completo black out, 315 battiti al minuto e un pensiero illuminato a caratteri cubitali nella testa…”ci stà provando?????????” “Diego…se poi lo perdi come risali in spiaggia?” chissà…forse un po’ di vergogna per l’idea di risalire la spiaggia nudo o forse l’impressione che io non ci volessi stare (uccidetemi vi prego!) ti tuffi sottacqua e ti infili il costume nuotando.
“comincio a essere stanco…rientriamo” ma non era stanchezza era una sensazione di totale smarrimento, era tutto che girava e la sensazione di volere profondamente una cosa e non poter averla liberamente come tutti gli altri, la deprimente consapevolezza di amare visceralmente qualcuno…ma di non poterglielo dire senza tirarsi addosso tutta la cattiveria del mondo per il resto della vita, la sconfortante certezza che se ti dicessi TI AMO verrei linciato come un cane rabbioso e che se invece lo dicessi alla pazza che tanto mi filava e che io odiavo con tutto me stesso…tutti avrebbero detto: “che carucciiiiiii”…odiavo il mondo in quel momento, avrei voluto scappare, rapirti e portarti lontano per poter essere libero e dirti quello che sentivo, odiavo tutto..anche te che mi facevi stare cosi male…una coltre nera mi era scesa nella testa…e non era nemmeno la prima volta…sere fa quando ci siamo salutati dopo la sala giochi…ho pianto..tanto disperatamente che mia nonna aveva paura che fosse successo qualcosa di grave, che qualcuno mi avesse fatto del male..ma non era cosi? Non erano TUTTI ad farmi del male? Ad impedirmi di dire quello che provavo? A sentirmi un animale sbagliato solo perché ti amavo?
“RIENTRIAMO!” ero un ragazzino con la faccia da ragazzino e i modi da ragazzino…ma quando diventavo perentorio difficilmente qualcuno mi si opponeva, tu avevi lasciato il sorriso sott’acqua, ma questo non ti impediva di avere la faccia interrogativa…ti sei avvicinato nuotando, io era gia pronto a tirarti a riva come sempre prendendoti per mano, ma i mille dolori di quella condizione nera dove sono gli altri a decidere chi e come devi amare mi avevano annebbiato…e tu non mi avevi dato la mano, avevi semplicemente fatto scivolare le braccia attorno al collo ma non eri dietro di me…eri davanti a me…mi stavi abbracciando, sentivo le tue gambe toccare le mie, il tuo corpo stupendo sfiorare il mio….ma il nero che avevo nella testa mi sfidava, e io dovevo combattere….”cosa fai cosi che la gente ci vede!…sembriamo due sposetti!” non hai nemmeno smesso di fissarmi…con quei maledetti occhi..hai solo detto “ti voglio bene” e un bacio sul collo.
Spensieratezza.

Capitolo uno e due.

Buona lettura.